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La nostra storia

Leopoldina e Virginio Matrimonio Valtellinese

Dal 1851, una storia di famiglia che continua a rinnovarsi

La storia de La Brace inizia nel 1851, quando Angelo Cattaneo, fattore della cascina dei Conti Guicciardi, rileva l’attività trasformandola in una stazione di posta.
Trent’anni dopo, con Leopoldina, donna di grande carattere e visione, questo luogo comincia davvero a prendere vita. Sotto i portici, serve con orgoglio brasato e polenta e l’immancabile vino locale Maroggia, mentre i contadini espongono i loro prodotti, i commercianti concludono affari e la tavola diventa il cuore di un’atmosfera vivace, dove persone, storie e tradizioni si incontrano.

Da allora, il testimone è passato di generazione in generazione, sempre all’interno della famiglia Cattaneo. Ogni passaggio ha portato con sé una nuova visione, trasformando la stazione di posta in una realtà viva e accogliente, dove l’ospitalità valtellinese è rimasta il filo conduttore.

Trattoria, stallazzo, osteria, poi ristorante, albergo e bar: ogni tappa ha risposto ai tempi che cambiavano, custodendo un’accoglienza sincera e concreta, capace di far sentire ogni ospite parte della nostra storia, che da oltre 170 anni conserva il calore e i valori di sempre.

Più di un posto dove fermarsi: un modo di far conoscere la Valtellina

Quello che proponiamo non è solo un soggiorno o un pranzo, ma un modo di vivere questo territorio: concreto, legato ai valori di una volta e con lo sguardo sempre aperto all’innovazione. È proprio questa filosofia che, dagli anni ’70, guida le scelte di Gino Cattaneo quando La Brace passa nelle sue mani. La accoglie con rispetto, ma con un’idea chiara: non limitarsi a custodire, ma far crescere e valorizzare.

Sotto la sua guida, l’antico portico e le stalle dei cavalli smettono di essere spazi dimenticati e si trasformano nella prima sala ristorante, moderna nei comfort ma fedele allo stile rustico dell’Ottocento. Da una piccola attività di 50 metri quadrati nasce una realtà che diventa presto un punto di riferimento per l’ospitalità e la cucina valtellinese, affermandosi in tutta la provincia di Sondrio come simbolo di tradizione e innovazione.

Per Gino, rinnovare significa anche portare in tavola la tradizione: ogni piatto racconta la Valtellina attraverso ingredienti scelti con cura, legati alla terra e alle ricette di famiglia, in un equilibrio che unisce le radici contadine alla capacità di guardare avanti con rispetto per il passato.

L’evoluzione della tradizione: alla quinta generazione

Oggi portiamo avanti con passione e concretezza un’eredità costruita nel tempo. Scelte consapevoli, attenzione ai dettagli e rispetto per le nostre origini ci guidano ogni giorno nel creare esperienze di ospitalità autentica. Da cinque generazioni custodiamo un patrimonio fatto di persone, territorio e passione, con il desiderio di guardare al futuro restando fedeli ai valori che ci hanno resi quello che siamo.

Per noi, innovare non significa cambiare, ma valorizzare ciò che abbiamo ricevuto. La Brace è un luogo dove tradizione e modernità convivono in armonia: nei piatti che raccontano la valle con un linguaggio attuale e negli spazi dove legno e pietra conservano la memoria del tempo, offrendo il comfort di oggi.

Ci piace raccontare la Valtellina attraverso ciò che sappiamo fare meglio: accogliere, cucinare, far sentire le persone a casa. È questo, in fondo, il nostro modo di custodire le radici da cui tutto è nato, ed è anche il nostro modo di raccontare chi siamo.

Un luogo che custodisce il tempo

La Brace porta con sé un riconoscimento speciale: Regione Lombardia l’ha inserita tra le Attività Storiche, un titolo che non è solo un premio, ma la conferma del valore che questo luogo rappresenta per la Valtellina.
L’edificio che oggi accoglie gli ospiti è il risultato di un paziente lavoro di recupero conservativo. Le antiche stalle, le cantine e i fienili dell’Ottocento sono stati trasformati in ambienti caldi e ospitali, senza tradire l’anima originaria.

Ogni sala conserva qualcosa di autentico: camini che hanno scaldato generazioni, travi in legno segnate dal tempo, oggetti di famiglia che parlano di mani, volti e storie vissute qui. Camminare tra queste mura significa respirare un equilibrio raro, dove il passato non è un ricordo lontano, ma una presenza viva che si intreccia con il presente, raccontandosi giorno dopo giorno.